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09/10/2024


Orange Monday

CARO-BOLLETTE.

CARO-BOLLETTE.

L’impatto sulle aziende italiane.

ORANGE 17.10 - CARO BOLLETTE.mp3

Dal commercio all'industria, passando per il turismo e la ristorazione: l'aumento dei costi legati all'energia ha messo in ginocchio ogni settore. Le associazioni denunciano: "Situazione fuori controllo, filiere a rischio black out".

L'aumento continuo dei costi legati all'energia sta diventando un flagello per le imprese italiane. Le bollette di luce e gas raggiungono vette mai toccate e, mentre si rincorrono appelli e richieste di aiuto da parte delle associazioni, l'incubo della chiusura si nasconde dietro l'angolo per moltissime realtà, indipendentemente dal settore di appartenenza. E’ difficile trovare un'impresa che non sia schiacciata dalle bollette, divenute ormai insostenibili.

Caro-bollette, le aziende a rischio chiusura

Questo scenario drammatico riguarda ad esempio molti artigiani italiani. Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021. Sono le stime di Confartigianato. A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le pmi supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), del Lazio (1,7 miliardi), della Campania (1,6 miliardi), del Piemonte (1,6 miliardi), della Toscana (1,6 miliardi), della Sicilia (1,2 miliardi) e della Puglia (1,1 miliardi).

Oltre alle aziende energivore (cartiere, acciaierie, industrie meccaniche, alimentari e gasivore (aziende estrattive, produzione alimentare, manifatturiere, tessili, mobilifici ecc.) altri due comparti stanno pagando a caro prezzo gli aumenti delle bollette di luce e gas; il turismo e la ristorazione. Spiega Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe Confcommercio: "Bollette in vetrina è il grido di allarme e dolore di chi come noi è costretto ad assistere impotente al default delle nostre aziende. A rischio adesso c'é un intero modello produttivo e distributivo del nostro Paese, perché quando le spese superano le entrate, il nostro sistema di imprese non sta più in piedi ed è concreto il rischio di ritrovarsi con il bar e con il negozio sotto casa spenti. E non per incapacità imprenditoriali, ma per impossibilità di sostenere questi costi".

 

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L'allarme: "La situazione è fuori controllo"

Discorso simile per l'ortofrutta, come denunciato da Antonio Tonioni, presidente del settore ortofrutticolo di Confagricoltura Toscana. Il prezzo medio della componente energia pagato nel 2021 era 9 centesimi di euro per Kilowatt/ora. A giugno siamo saliti a 32-33 centesimi, poi c'è stata un'ulteriore impennata e siamo andati a 70 centesimi. Cifre folli. L'aggravio è pesantissimo e ingestibile. Parliamo di un rincaro dell'800%. La componente energia ha un aumento assurdo, le bollette sono triplicate. Aziende che producono, conservano, confezionano e distribuiscono sono in grave crisi".

''Sempre più insostenibili i costi energetici sostenuti dalla filiera agroalimentare italiana, che stanno portando le aziende a rallentare sempre di più la loro produzione - sottolinea il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia - Trainati dall’energia stanno esplodendo i costi di produzioni della parte agricola, con aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti, ma anche dell'industria, della catena del freddo e della distribuzione. A cui vanno aggiunti i rincari di imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi".

L'aumento dei costi impatta pesantemente soprattutto sul settore industriale. Questo l'allarme lanciato da i presidenti di Confindustria Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto. "Gli extra-costi per l'impennata del prezzo dell'energia rischiano di ammontare per le industrie di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna fra 36 miliardi e 41 miliardi di euro, contro i 4,5 miliardi di euro spesi per elettricità e gas nel 2019".

In linea con l’appello del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, le associazioni regionali hanno sottolineato che la situazione "ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri Paesi Ue e extra Ue nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese". Un concetto ribadito anche del presidente reggente di Confindustria Lecce, Nicola Delle Donne: "Le imprese ormai sono di fronte a un bivio: continuare a produrre in perdita a causa dei costi energetici spropositati, oppure sospendere l'attività con disastrose conseguenze sul piano occupazionale e sulla stessa tenuta sociale. Occorre dare risposte certe, chiare e in tempi brevi alle imprese che fino ad oggi sono state capaci di andare avanti, superando una emergenza pandemica (che ancora non è del tutto alle nostre spalle), contando solo sul coraggio e sulla responsabilità sociale degli imprenditori".

 

Immagini per Orange Monday (3)

 

Misure attualmente in vigore a sostegno delle imprese

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo del Decreto Aiuti Ter, avvenuta lo scorso 23 settembre, facciamo il punto della situazione sulle nuove misure di sostegno economico introdotte per far fronte all'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, focalizzando l'attenzione sulle aziende beneficiarie e sulle modalità di accesso.

Per contenere il "caro bollette" che sta pesando sui bilanci delle imprese economiche italiane, il Governo ha deciso di potenziare l'agevolazione introdotta nel precedente provvedimento, ampliando la platea dei beneficiari e riducendo (nel caso dell'energia elettrica) il requisito che riguardava nello specifico la potenza impegnata. In questo modo, le piccole imprese (non energivore o non gasivore) potranno beneficiare di un bonus del 30% sui consumi di energia elettrica e di un bonus del 40% sui consumi di gas registrati nei mesi di ottobre e novembre 2022. La nuova agevolazione fiscale prevista dal testo del Decreto Aiuti Ter per contrastare il caro energia, è rivolta ad una platea di beneficiari più ampia, comprendendo anche le piccole imprese non a forte consumo di energia elettrica e/o gas (hotel, ristoranti, bar, attività ricettive, negozi, attività commerciali, ecc.). Possono, infatti, accedere al credito d'imposta del 30% anche le aziende dotate di contatori con potenza disponibile pari a 4,5 kw (con il precedente provvedimento la soglia minima era di 16,5 kw). Oltre alla potenza impegnata, le imprese dovranno rispondere anche ad un altro requisito: aver registrato nei mesi di ottobre e novembre 2022 un aumento del prezzo superiore al 30% rispetto ai prezzi riportati negli stessi mesi per l'anno 2019.

Per quanto riguarda i costi sostenuti per l'acquisto di gas naturale nei mesi di ottobre e novembre 2022, il credito d'imposta riconosciuto è pari al 40% (anche in questo caso vale il requisito relativo all'aumento del 30% dei costi rispetto al 2019).

In entrambi i casi, i crediti d'imposta dovranno essere utilizzati in compensazione, tramite Modello F24 entro il 31 marzo 2023. A tale data, inoltre, viene prorogato anche il termine, precedentemente fissato al 31 dicembre 2022, entro cui utilizzare i crediti d'imposta introdotti dal Decreto Aiuti Bis per i costi di energia elettrica e gas sostenuti del terzo trimestre 2022.

Discorso diverso va fatto per le aziende considerate energivore e gasivore: per i costi di energia elettrica e gas sostenuti nei mesi di ottobre e novembre 2022, il il credito d'imposta riconosciuto sale al 40% (rispetto al bonus del 25% istituito dal precedente Decreto Aiuti Bis).

Accanto ai crediti d'imposta, il Decreto Aiuti Ter ha inserito anche un'altra misura di sostegno: grazie ad un accordo stipulato con i principali istituti bancari del Paese, sarà possibile ottenere prestiti a zero commissioni, in modo da venire incontro alle aziende messe maggiormente sotto pressione dal caro bollette. I finanziamenti a queste condizioni, infatti, potranno essere richiesti solo se utilizzati per il pagamento delle bollette di luce e gas.

17/10/2022

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09/10/2024 Orange Monday CARO-BOLLETTE. L’impatto sulle aziende italiane. Condividi ORANGE 17.10 - CARO BOLLETTE.mp3 Dal commercio all'industria, passando per il turismo e la ristorazione: l'aumento dei costi legati all'energia ha messo in ginocchio ogni settore. Le associazioni denunciano: "Situazione fuori controllo, filiere a rischio black out". L'aumento continuo dei costi legati all'energia sta diventando un flagello per le imprese italiane. Le bollette di luce e gas raggiungono vette mai toccate e, mentre si rincorrono appelli e richieste di aiuto da parte delle associazioni, l'incubo della chiusura si nasconde dietro l'angolo per moltissime realtà, indipendentemente dal settore di appartenenza. E’ difficile trovare un'impresa che non sia schiacciata dalle bollette, divenute ormai insostenibili. Caro-bollette, le aziende a rischio chiusura Questo scenario drammatico riguarda ad esempio molti artigiani italiani. Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021. Sono le stime di Confartigianato. A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le pmi supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), del Lazio (1,7 miliardi), della Campania (1,6 miliardi), del Piemonte (1,6 miliardi), della Toscana (1,6 miliardi), della Sicilia (1,2 miliardi) e della Puglia (1,1 miliardi). Oltre alle aziende energivore (cartiere, acciaierie, industrie meccaniche, alimentari e gasivore (aziende estrattive, produzione alimentare, manifatturiere, tessili, mobilifici ecc.) altri due comparti stanno pagando a caro prezzo gli aumenti delle bollette di luce e gas; il turismo e la ristorazione. Spiega Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe Confcommercio: "Bollette in vetrina è il grido di allarme e dolore di chi come noi è costretto ad assistere impotente al default delle nostre aziende. A rischio adesso c'é un intero modello produttivo e distributivo del nostro Paese, perché quando le spese superano le entrate, il nostro sistema di imprese non sta più in piedi ed è concreto il rischio di ritrovarsi con il bar e con il negozio sotto casa spenti. E non per incapacità imprenditoriali, ma per impossibilità di sostenere questi costi".   L'allarme: "La situazione è fuori controllo" Discorso simile per l'ortofrutta, come denunciato da Antonio Tonioni, presidente del settore ortofrutticolo di Confagricoltura Toscana. Il prezzo medio della componente energia pagato nel 2021 era 9 centesimi di euro per Kilowatt/ora. A giugno siamo saliti a 32-33 centesimi, poi c'è stata un'ulteriore impennata e siamo andati a 70 centesimi. Cifre folli. L'aggravio è pesantissimo e ingestibile. Parliamo di un rincaro dell'800%. La componente energia ha un aumento assurdo, le bollette sono triplicate. Aziende che producono, conservano, confezionano e distribuiscono sono in grave crisi". ''Sempre più insostenibili i costi energetici sostenuti dalla filiera agroalimentare italiana, che stanno portando le aziende a rallentare sempre di più la loro produzione - sottolinea il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia - Trainati dall’energia stanno esplodendo i costi di produzioni della parte agricola, con aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti, ma anche dell'industria, della catena del freddo e della distribuzione. A cui vanno aggiunti i rincari di imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi". L'aumento dei costi impatta pesantemente soprattutto sul settore industriale. Questo l'allarme lanciato da i presidenti di Confindustria Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto. "Gli extra-costi per l'impennata del prezzo dell'energia rischiano di ammontare per le industrie di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna fra 36 miliardi e 41 miliardi di euro, contro i 4,5 miliardi di euro spesi per elettricità e gas nel 2019". In linea con l’appello del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, le associazioni regionali hanno sottolineato che la situazione "ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri Paesi Ue e extra Ue nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese". Un concetto ribadito anche del presidente reggente di Confindustria Lecce, Nicola Delle Donne: "Le imprese ormai sono di fronte a un bivio: continuare a produrre in perdita a causa dei costi energetici spropositati, oppure sospendere l'attività con disastrose conseguenze sul piano occupazionale e sulla stessa tenuta sociale. Occorre dare risposte certe, chiare e in tempi brevi alle imprese che fino ad oggi sono state capaci di andare avanti, superando una emergenza pandemica (che ancora non è del tutto alle nostre spalle), contando solo sul coraggio e sulla responsabilità sociale degli imprenditori".     Misure attualmente in vigore a sostegno delle imprese Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo del Decreto Aiuti Ter, avvenuta lo scorso 23 settembre, facciamo il punto della situazione sulle nuove misure di sostegno economico introdotte per far fronte all'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, focalizzando l'attenzione sulle aziende beneficiarie e sulle modalità di accesso. Per contenere il "caro bollette" che sta pesando sui bilanci delle imprese economiche italiane, il Governo ha deciso di potenziare l'agevolazione introdotta nel precedente provvedimento, ampliando la platea dei beneficiari e riducendo (nel caso dell'energia elettrica) il requisito che riguardava nello specifico la potenza impegnata. In questo modo, le piccole imprese (non energivore o non gasivore) potranno beneficiare di un bonus del 30% sui consumi di energia elettrica e di un bonus del 40% sui consumi di gas registrati nei mesi di ottobre e novembre 2022. La nuova agevolazione fiscale prevista dal testo del Decreto Aiuti Ter per contrastare il caro energia, è rivolta ad una platea di beneficiari più ampia, comprendendo anche le piccole imprese non a forte consumo di energia elettrica e/o gas (hotel, ristoranti, bar, attività ricettive, negozi, attività commerciali, ecc.). Possono, infatti, accedere al credito d'imposta del 30% anche le aziende dotate di contatori con potenza disponibile pari a 4,5 kw (con il precedente provvedimento la soglia minima era di 16,5 kw). Oltre alla potenza impegnata, le imprese dovranno rispondere anche ad un altro requisito: aver registrato nei mesi di ottobre e novembre 2022 un aumento del prezzo superiore al 30% rispetto ai prezzi riportati negli stessi mesi per l'anno 2019. Per quanto riguarda i costi sostenuti per l'acquisto di gas naturale nei mesi di ottobre e novembre 2022, il credito d'imposta riconosciuto è pari al 40% (anche in questo caso vale il requisito relativo all'aumento del 30% dei costi rispetto al 2019). In entrambi i casi, i crediti d'imposta dovranno essere utilizzati in compensazione, tramite Modello F24 entro il 31 marzo 2023. A tale data, inoltre, viene prorogato anche il termine, precedentemente fissato al 31 dicembre 2022, entro cui utilizzare i crediti d'imposta introdotti dal Decreto Aiuti Bis per i costi di energia elettrica e gas sostenuti del terzo trimestre 2022. Discorso diverso va fatto per le aziende considerate energivore e gasivore: per i costi di energia elettrica e gas sostenuti nei mesi di ottobre e novembre 2022, il il credito d'imposta riconosciuto sale al 40% (rispetto al bonus del 25% istituito dal precedente Decreto Aiuti Bis). Accanto ai crediti d'imposta, il Decreto Aiuti Ter ha inserito anche un'altra misura di sostegno: grazie ad un accordo stipulato con i principali istituti bancari del Paese, sarà possibile ottenere prestiti a zero commissioni, in modo da venire incontro alle aziende messe maggiormente sotto pressione dal caro bollette. I finanziamenti a queste condizioni, infatti, potranno essere richiesti solo se utilizzati per il pagamento delle bollette di luce e gas. 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